Sean Connery deceduto all’età di novant’anni
è stato interprete non solo dei film tratti dai romanzi di Jan Fleming con il personaggio di 007, ma anche di molti altri film con personaggi carismatici e dai tratti ogni volta interessanti.
Non ci è dato sapere se fosse un Massone, ma certamente in Scozia la Massoneria è sempre stata molto diffusa e così pure negli ambienti del cinema che Sean Connery ha frequentato essa era di casa. Certamente non trovò alcuna difficoltà quando gli capitò di interpretare il ruolo di un fratello Massone: Sean Connery è L’uomo che voleva farsi re. Regista del film è John Huston di cui invece pare certa l’appartenenza alla Massoneria, così pure forse anche per l’altro protagonista Michail Caine.

Una scena del film “L’uomo che voleva farsi Re”. Sean Connery e Michael Caine, 1975.
Pare che John Huston volesse realizzare questo film fin dagli anni cinquanta ed avesse scelto inizialmente come protagonisti Humphrey Bogart e Clark Gable entrambi fratelli Massoni.
Alla fine ci riuscì solo nel 1975 con Sean Connery e Michail Caine. La sceneggiatura del film è basata quasi integralmente su uno scritto di Rudyard Kipling che ha un titolo solo leggermente diverso, L’uomo che volle essere re.
Kipling, certamente e pubblicamente Massone, lo aveva pubblicato assieme ad altre tre novelle nel 1888 nella raccolta intitolata The Phantom ‘Rickshaw & other Eerie Tales.
Si ricorda questo autore, soprattutto per Il libro della giungla ed altri romanzi per ragazzi, ma scrisse anche molto di Massoneria, ed in particolare noi Massoni lo ricordiamo per l’emozionante poesia dedicata alla sua Loggia Madre (leggila per intero a fine articolo).
Trama del film di ispirazione massonica L’uomo che voleva farsi Re.
Siamo a fine Ottocento, nel Kafiristan (odierno Nurestan) tra il Pakistan e l’odierno Afghanistan. Protagonisti due sottufficiali inglesi in veste coloniale, impersonati da Caine e Connery, ex militari un po’ balordi e un po’ avventurieri che decidono di partire per una regione lontana e dimenticata per fare fortuna ed imporsi come sovrani di quelle popolazioni. Con l’aiuto di qualche fucile e l’addestramento appreso nell’esercito di Sua Maestà, riescono nella folle impresa ma alla fine un eccesso di fiducia nei propri mezzi li tradisce.
Molto particolare il fatto che lo stesso Kipling inserì sé stesso tra i personaggi della storia. Egli curiosamente si rappresenta come un giornalista (nel film Christopher Plummer) che inizialmente è vittima di un abortito furto poiché riconosciuto come fratello dal ladro anche egli massone, ma che nel seguito del film accoglie le avventurose testimonianze dei protagonisti.
Si tratta di un film spettacolare, maestoso come tutta la produzione di John Huston. A tratti profondo e pervaso una sottile ironia mescolata a riferimenti anche mitici. Insomma le caratteristiche stesse di questo grande attore. Lui e solo lui, Sean Connery è l’uomo che volle farsi Re, e alla fine crediamo ci sia riuscito, perché:
Le Chiavi di lettura massonica
nonostante l’apparenza della facile avventura è un film profondo che può essere letto su vari piani. Innanzitutto quello morale che racconta l’avidità umana che viene beffata, la stupidità di lasciarsi trascinare dall’eccesso che supera ogni limite e si scontra con il fallimento finale. Ci sono molti rimandi in chiave massonica, non solo perché i personaggi si dichiarano tali e si riconoscono come fratelli, ma anche per i riferimenti ideali ai valori universali ed i moniti che pervengono dallo sviluppo della storia.
Un monito rivolto prima di tutto ai Massoni
In qualche modo, il primo di questi moniti è rivolto proprio ai Massoni che entrati con la loro iniziazione in una dimensione privilegiata sprecano le opportunità che gli vengono offerte ed inseguendo bramosie profane, appesantiti da quelli che noi chiamiamo “metalli”, alla fine sono destinati alla rovina.
Il film ottenne diverse nomination per gli Oscar e per il Golden globe. È curioso notare che la società creata da Walt Disney, anch’egli Massone, mantenne anche dopo la sua morte un occhio di riguardo per certe tematiche, arrivando a produrre un cartone dal titolo Il papero che volle farsi Re come omaggio a questa opera cinematografica.
LOGGIA MADRE
di Rudyard Klipling
C’erano Rundle, il capo stazione,
E Beazeley, delle Ferrovie,
E Ackman dell’Intendenza,
E Donkin delle Prigioni,
E Blake il sergente istruttore,
Per due volte fu il nostro Venerabile
Con quello che aveva il negozio «Europa»,
Il vecchio Framjee Eduljee.
Fuori – «Sergente, Signore, Saluto, Salaam»
Dentro, «Fratello», e non c’era nulla di male.
Ci incontravamo sulla Livella e ci separavamo sulla Squadra,
Ed io ero Secondo Diacono nella mia Loggia Madre laggiù!
Avevamo Bola Nath il contabile
E Saul, l’israelita di Aden,
E Din Mohammed disegnatore al Catasto,
C’erano Babu Chuckerbutty,
E Amir Singh, il Sikh,
E Castro delle officine di riparazione,
Il Cattolico Romano!
Non avevamo belle insegne,
E il nostro Tempio era vecchio e spoglio,
Ma conoscevamo gli antichi Landmarks,
E li osservavamo per filo e per segno.
E guardando tutto ciò all’indietro,
Mi colpisce questo fatto,
Che non esiste qualcosa come un infedele, Eccetto, forse, noi stessi.
Poiché ogni mese, finiti i Lavori,
Ci sedevamo tutti e fumavamo,
(Non osavamo fare banchetti
Per non violare la casta di un Fratello),
E si parlava, uno dopo l’altro,
Di Religione e di altre cose,
Ognuno rifacendosi al Dio che meglio conosceva.
L’uno dopo l’altro si parlava,
E non un solo Fratello si agitava,
Fino a che il mattino svegliava i pappagalli,
E quell’altro uccello vaneggiante;
Si diceva che ciò era curioso,
E si rincasava per dormire,
Con Maometto, Dio e Shiva
Che facevano il cambio della guardia nelle nostre teste.
Sovente, al servizio del Governo,
Questi passi erranti hanno visitato
E recato saluti fraterni
A Logge d’oriente e d’occidente,
Secondo l’ordine ricevuto,
Da Kohat a Singapore,
Ma come vorrei rivedere
Ancora una volta quelli della mia Loggia Madre!
Vorrei potere rivederli,
I miei Fratelli neri e scuri,
Tra l’odore piacevole dei sigari di là,
Mentre ci si passa l’appiccicafuoco;
E con il vecchio khansamah1 che russa
Sul pavimento della dispensa,
Ah! essere Maestro Massone di buona fama
Nella mia Loggia Madre, ancora una volta!
Fuori – «Sergente, Signore, Saluto, Salaam»
Dentro – «Fratello», e non c’era nulla di male.
Ci incontravamo sulla Livella e ci separavamo sulla Squadra,
Ed io ero Secondo Diacono nella mia Loggia Madre laggiù!
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