18 DICEMBRE – GIORNATA INTERNAZIONALE DEL MIGRANTE
La Convenzione internazionale per i diritti dei migranti nasce nel 1990 in memoria della tragica morte, avvenuta qualche anno prima, di 28 lavoratori africani che persero la vita nascosti in un camion per giorni, mentre viaggiavano verso la Francia alla ricerca di una migliore condizione di vita, alla ricerca di una maggiore dignità.
Dal 1990 ad oggi poco o nulla è cambiato e, spesso nell’indifferenza, si consuma un genocidio silenzioso con migliaia di migranti morti nel Mediterraneo, ma la tragedia continua anche all’approdo, con condizioni di lavoro simili alla schiavitù, con discriminazioni razziste, con lo sfruttamento delle donne ridotte alla prostituzione.
LE DROIT HUMAIN: MASSONERIA MISTA E INTERNAZIONALE, DUE CARATTERISTICHE CHE NON CONCEDONO INDIFFERENZA
Inevitabile parlare di numeri, ma a quei numeri corrispondono vite, volti, storie, esseri umani, cui noi massoni attenti alla difesa dei diritti umani non potremo mai essere indifferenti. E questa giornata diventa occasione per raccontare una tra le migliaia di storie che si disperdono nel vento, con l’intento di superare l’asetticità dei numeri e ricollocare tutto sul piano dell’Uomo, dell’Umanità. È questa una storia che conosce il lieto fine, è storia di accoglienza, di speranza, di vita. È la storia di una donna che ha creduto, sperato, desiderato, ed è la storia di un Amore che si fa beffa delle difficoltà della vita e diventa una bella favola. Da raccontare. Il Viaggio dei migranti è un salto nel vuoto, senza alcuna bisaccia, uno slancio per oltrepassare il confine del non conosciuto alla ricerca di pace.
Era inverno in Italia, quando Hope, una giovanissima ragazza di appena vent’anni, decise di scappare dalla Nigeria con suo marito Destiny. L’unico carico prezioso che portavano con loro lo custodiva Hope, nel suo grembo, piccola anima da difendere ad ogni costo dalle atrocità della miseria e della guerra.
Per i nigeriani è frequente associare il nome di nascita ad un sostantivo o un aggettivo in lingua inglese ed in questa storia “Speranza” e “Destino” ne sono curiosamente protagonisti, quasi come se il loro nome, anche in questo caso dalla nascita, tracciasse il solco di quello che sarebbe accaduto.
I VIAGGI INIZIATICI DELLE MIGRAZIONI
Risulta difficile immaginare quel viaggio, il viaggio di due ragazzi compiuto nell’illusione di trovare braccia aperte ad accoglierli sulle rive dall’altra parte del mare, dall’altro lato del mondo. Un viaggio reale, duro, crudo, attraversando la prova della Terra, Terra arsa dal sole, ferita, desolata, matrigna, percorsa a piedi nudi. Viaggio di aria, come il vento caldo del deserto, che invade i polmoni, che soffia nella stessa direzione o che ostacola il cammino. Viaggio di fuoco, che non purifica ma che ferisce, brucia, fuoco come nemico, come quei proiettili sparati in Libia, quei proiettili che separarono Destiny da Hope.
Quel periodo da sola in Libia, con la vita che in grembo, ignara, cresceva sempre più, Hope non ha voluto mai raccontarlo a nessuno: a chi le domandasse, scuoteva la testa, abbassava lo sguardo. In Libia ha conosciuto il buio, la paura, la solitudine, l’inimmaginabile. Ma il coraggio e la perseveranza, l’hanno condotta infine a compiere il suo ultimo viaggio da sola, attraverso l’acqua. Come l’acqua del Mediterraneo, acqua matrice, madre e mezzo, acqua salata, che è difficile da bere ma si è costretti a farlo, acqua impetuosa e per alcuni, troppi, compagni di viaggio, acqua impietosa.
Gli ostacoli per Hope iniziarono ad appianarsi all’approdo in un porto sicuro. Arrivò in Primavera inoltrata sulle assolate coste pugliesi. E trovò braccia ad accoglierla. Per chi l’ha incontrata sarà impossibile dimenticare il suo sguardo, avvolto da un velo di tristezza e da silenzi che urlavano una profonda sofferenza.
Di Destiny nessuna notizia: è morto, insistevano i suoi compagni di viaggio. È vivo, insisteva Hope.
Era appena iniziata l’estate quando Hope diede alla luce una splendida bambina. Si sforzò di non piangere durante il travaglio, di bloccare ogni lacrima: una usanza nigeriana imponeva che non si dovesse accogliere una nuova vita con il pianto, ma con un sorriso. Hope decise di chiamarla Marvellous, come Meravigliosa può essere a volte la Vita, bimba figlia di un miracolo, nata dall’acqua, salvata dall’acqua.
Hope non perse mai la speranza che suo marito fosse vivo: perché non è morto, sentiva lei. È morto invece, ci avrebbero giurato gli altri. Il lieto fine esiste solo nelle favole, pensavano tutti, sino al momento di quella telefonata: Destiny era riuscito a scappare dalla prigione libica e a raggiungere le coste italiane. Sopravvissuto anch’egli, pronto a ricongiungersi con la sua famiglia, pronto a ricominciare una nuova vita.
Sono passati sei anni da quei duri viaggi di terra, aria, fuoco e acqua. Hope e Destiny oggi vivono e lavorano in Germania e quella Meravigliosa bambina cresce lontana dalle paure e dall’eco delle guerre, insieme con i suoi due fratellini.
NELLA GESTIONE DELLE MIGRAZIONI SI MISURA LA FRATELLANZA FRA I POPOLI
Se si andasse al di là dei numeri, dei corpi senza nome di ogni naufragio, dispersi tra i relitti del tempo, sarebbe impossibile non provare intima vicinanza e solidarietà. Il fenomeno migratorio rappresenta un aspetto in cui si misura la fratellanza tra i popoli.
I massoni del Droit Humain agiscono nel solco dei principi illuministici di solidarietà, uguaglianza e fratellanza portando avanti una visione del mondo inclusiva, pacifica: perché lo spirito massonico è animato da umanità, da senso di solidarietà, fratellanza e cerca di abbattere confini e frontiere, in particolare quelle mentali.
Quell’idea di confine che separa le genti, divide “noi” dagli ” altri”. Noi chi? E chi altri? La prima forma di violenza nasce nel momento stesso in cui creiamo separazione. Dimentichiamo che siamo Uno, che facciamo parte dell’Umanità di questo piccolo mondo disperso tra migliaia di Universi.
“A chi interessano i confini?”, si chiedeva il fratello Victor Hugo. “Ai re”, era la risposta. “Dividere per regnare. Un confine implica una garitta, una garitta implica un soldato. Non si passa, motto di ogni privilegio, di ogni proibizione, di ogni censura, di ogni tirannia. Da questo confine, da questa garitta, da questo soldato nascono tutte le calamità umane. Chi dice confine dice legame, vincolo. Tagliate il legame, cancellate il confine, togliete il doganiere, togliete il soldato, in altri termini siate liberi: la pace verrà”.
Sicuramente i nobili principi massonici si devono confrontare sui piani pratici dell’attuazione, che devono ancora molto lavorare sull’integrazione e il rispetto. Non possiamo esimerci dall’essere attori nel proporre efficaci interventi strutturali ed organizzativi che permettano una reale inclusione sociale di tutti i lavoratori migranti presenti in Italia e nel Mondo.
Così i fratelli e le sorelle de le Droit Humain fanno propria questa giornata, perché difendere i diritti dei migranti significa difendere i princìpi che hanno ispirato i nostri fondatori nella creazione della Massoneria Mista, significa difendere il fratello e la sorella, proteggere la vita.
Nostro dovere è quello di ricostruire le società partendo dai valori della Massoneria, come proprio nei giorni scorsi ha affermato l’Alto Commissario Onu per i diritti umani Michelle Bachelet: “abbiamo bisogno di principi massonici, come la solidarietà e la fraternità, per unirci come una sola umanità, perché è quello che siamo”.
“Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare.” Fabrizio De André