A distanza di diverse settimane dalla presa del potere da parte dei talebani, la Federazione italiana dell’Ordine Massonico Misto Internazionale Le Droit Humain esprime vicinanza alla popolazione afghana. Continuiamo a osservare in modo particolare cosa sono costrette a subire le donne e rivolgiamo loro il nostro pensiero tenendo fede all’insegnamento di donne straordinarie, come Rabia Balkhi (856 – 926 d.C) e altre di epoca moderna, nella speranza che dalla memoria possa sorgere un futuro di libertà e consapevolezza. Vediamo altresì come dal 1911 Le Droit Humain abbia portato la Massoneria mista nei Paesi islamici e cosa fece per le donne e le popolazioni locali. 

Rabia, principessa persiana

Illustrazione di Rabia durante la sua detenzione. Sullo sfondo, si distinguono alcuni suoi versi scritti col sangue. fonte: web

“Scrivere è esistere”, usava dire Rabia. Principessa della corte di Balkh, nel Nord dell’Afghanistan, fu pittrice, poetessa, scrittrice. Punita dal fratello perché ritenuta colpevole di essersi innamorata e per aver narrato la sua passione amorosa. Vedendosi togliere gli strumenti della scrittura, Rabia arrivò a utilizzare il suo sangue per fermare i versi sulle pareti. Per questa ragione diventò da subito un simbolo per le donne del tempo, che di madre in figlia presero a tramandarne la storia fino a noi. Simbolo di resistenza contro il sopruso, trovò uno spazio di libertà dentro se stessa, dimostrando come l’interiorità non sia un ripiego, un mero rifugio, ma luogo della forza. Per questo è simbolo di reclusione fisica ma anche di autonomia intellettuale; simbolo di coraggio e rassegnazione, di disperazione ma anche di intelligenza, nonché di testimonianza spirituale giacché molti dei suoi componimenti sono inni alla divinità e alle sfere celesti. Rabia è un simbolo di libertà tanto nella vita ordinaria e domestica delle donne afghane che in quella istituzionale dell’intera popolazione. A lei è stata intitolata una scuola femminile a Kabul che purtroppo in queste settimane è stata chiusa come avvenne già nel 1996.

Se la condizione delle donne in Afghanistan era gravosa già prima dei fatti a cui stiamo assistendo – non abbiamo mai dimenticato l’attacco con l’acido alle studentesse di Herat (luglio 2015) umiliate perché osavano studiare ed emanciparsi – ora ritorna nella peggiore delle prospettive. Ancora una volta le si vuole attaccare nella dignità: una dignità che sopravvive sempre, che ogni volta rinasce in loro. Chi ha paura della loro parola tenta di ridurle al silenzio ma poi teme anche quello, teme il loro sguardo, teme i loro pensieri. Donne umiliate per secoli e secoli. Mentre le si vuole ridurre, agendo sui loro corpi, esse sviluppano una conoscenza di sé stesse così sottile che sotto le ciglia, anche quando i loro occhi guardano a terra, albeggia una consapevolezza che fa spavento.

I GRANDI PERSONAGGI DEL DROIT HUMAIN: Hodā Shaʿrāwī – quando le donne dei Paesi islamici ebbero modo di entrare in Massoneria.

Massoneria e donne nei paesi islamici

Ritratto fotografico di Hodā Shaʿrāwī, colei che portò i diritti delle donne nei Paesi islamici. fonte immagine: Wikipedia

Nel mondo islamico e nei paesi di lingua araba hanno raccolto e condiviso l’eredità morale di Rabia donne i cui volti e opere sono scolpiti nella storia del progresso umano, come Hodā Sha’rāwī che un grande iniziato del Medioriente come Israël Asher volle venisse iniziata nel Droit Humain, quando la sua opera critica e il suo impegno per il miglioramento della condizione della donna erano appena agli albori.

Tra gli anni ‘10 e gli anni ‘20 del Novecento portò il movimento femminista in Egitto che prese forma nell’Unione Femminista Egiziana e ne gettò i semi in altri paesi di lingua araba attraverso la creazione del giornale «l’Egyptienne» (al-Misriyya), nonché di scuole e centri culturali nei quartieri popolari per incentivare l’alfabetizzazione dei poveri e una maggiore conoscenza in materia di igiene. Figlia del Presidente della Camera, nacque in una famiglia agiata ma fin da giovanissima ciò fu per lei motivo di empatia con i meno abbienti. Potremmo definirla una sorta di principessa moderna, che di fronte alla figura di Rabia votava il suo impegno al progresso dell’Umanità. Utilizzò la sua posizione privilegiata per sviluppare una critica sociale che superasse le barriere di ceto ed etnia. Studiò e lavorò per mettere in contatto l’Egitto con l’Europa sul piano filosofico, culturale, e su quello dei diritti civili e individuali, elaborando su misura delle tradizioni locali le esperienze occidentali delle lotte per i diritti e della complementarità di genere (atteggiamento mentale avanguardistico rispetto al più circoscritto concetto di “parità”).

LE PRIME LOGGE DEL DROIT HUMAIN IN AFRICA. Un Ordine massonico che nasce internazionale per portare strumenti di consapevolezza nei Paesi “difficili”

L'Egyptienne, giornale di donne per le donne

Copertina di un numero de “l’Egyptienne”, fondato da Hodā Shaʿrāwī nel 1925

A partire dal 1911, l’Ordine Massonico Misto Internazionale Le Droit Humain avrebbe fondato in Algeria, Egitto, Tunisia, Marocco, le prime Logge in Africa e trovò in Shaʿrāwī un’interlocutrice attenta. Come la Loggia n. 201 a Tunisi, la n. 202 ad Antananarivo (Madagascar), la n. 203 “Vera Luce africana” a Philippeville (Algeria), la  n. 204 e la 206 ad Algeri, la n. 207 a Casablanca, la n. 209 «Emancipazione» a Costantina (Algeria), la Loggia n. 211 a Porto Said (Egitto), intitolata a Ipazia – altra grande figura femminile dell’antichità e del pensiero scientifico; la Loggia “Saggezza” n. 212 al Cairo, che vedeva tra i suoi iscritti Maria Vérone, fondatrice della Lega per i diritti della Donna, e la n. 213, dal titolo distintivo “Al Istiklal” (l’Indipendenza) che lavorava in lingua araba come pure faceva la loggia “Concordia” n. 214, ad Est di Alessandria, con l’intento di dare a donne indigene e musulmane la possibilità di accedere alla Massoneria quale Cammino di conoscenza che dona ordine, bellezza e forza interiori, e mette in relazione tra loro persone di estrazioni diverse, dà vigore al confronto e stimola insegnamenti reciproci. Proprio come sarebbe avvenuto nella Loggia «L’emancipazione femminile» di Martinica di cui abbiamo già scritto (leggi il post oppure guarda il video), o la Loggia n.111 “Confucio” che alcuni anni prima venne fondata ad Hanoï, in Vietnam, per aiutare le donne ad emergere.

Tutte queste Logge sorte in Africa nacquero sotto gli auspici della Federazione francese per poi divenire una Federazione autonoma una volta cresciute in numero. La cosa fu discussa nel Convento del 1925. Logge che videro il coinvolgimento delle comunità di italiani all’estero, fra i quali vi erano, per citarne uno, Davide Augusto Albarin che come appartenente al Droit Humain servì in qualità di Segretario nella Loggia «Concordia» ad Alessandria d’Egitto a cominciare dal 1927 e che fu poi Gran Maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia nel 1940.

MASSONERIA E DONNE NEI PAESI ISLAMICI. L’impegno del Droit Humain non si limita alla sola speculazione teorica

Massoneria e donne nei paesi islamici

carta intestata della Rispettabile Loggia “Concorde”, 1923

Le condizioni di vita in cui versavano le popolazioni di questi paesi in quel periodo erano tali che la forte vocazione sociale del Droit Humain trovò applicazione in più campi. Forte del fatto che non è compito della Massoneria occuparsi di politica, le modalità con cui agì ricadevano tutte nel campo della cultura e della sensibilizzazione. Nel 1925 a Casablanca la popolazione riteneva che lo status di protettorato sul Marocco e sulla Siria doveva essere abolito. Nel 1933 la Loggia di Algeri propose l’annullamento della legge speciale dell’Algeria, in particolare con l’estensione a questo Paese della legge sulla divisione tra Stato e Chiesa. A Tunisi, parallelamente, la gente lamentava il potere discrezionale dell’amministrazione tunisina e chiedeva elezioni comunali.

La disparità di diritti tra i cittadini francesi e autoctoni portò le Sorelle e i Fratelli del Droit Human a chiedere una scuola unica per tutti i bambini. Una richiesta che poco dopo rilanciò estendendola ben oltre la scuola: completa uguaglianza tra francesi e tunisini in tutte le aree abitate.

Sembrava impossibile che in Massoneria potessero entrare donne dei Paesi islamici e di lingua araba, invece fu solo l’inizio. Furono studiate le difficoltà della vita quotidiana: il tabagismo diffuso anche tra i minori, le carenze dei mezzi di comunicazione (in particolare per quanto riguardava la rete stradale), il diritto all’assistenza per i nativi di Algeria, Marocco e Tunisia, la realizzazione di opere per l’igiene furono tutti temi proposti all’esame dei Conventi del 1931 e del 1932, e più avanti, del 1961 e 1967. Fu chiesto dal Droit Humain che il “Kanoun”, le leggi coraniche applicate in Cabilia, fossero sostituite dal Codice Civile.  Altre Logge furono fondate dal Droit Humain in altri Paesi dove la popolazione è caratterizzata da un’ampia commistione di culture e fedi diverse, come Israele, Libano, per spingersi poi verso il resto del continente, come in Senegal, Camerun e molti altri nel corso del tempo. Si evince, da ciò, quanto sia rimasto integro, nel tempo, quel particolare aspetto del nostro essere un Ordine internazionale, ovvero l’intento di «portare nei paesi difficili» i valori dell’umanesimo e del confronto civile e rispettoso, come ha di recente ricordato il Gran Commendatore della Federazione italiana (leggi il post oppure ascolta il podcast).

Rabia, Hoda Sha’rawi, ma anche Safiya Zaghloul, Nabawiyya Musa, anche lei iniziata nel Droit Humain, oppure, più vicine nel tempo, Nasrim Sotoudeh e Ebru Timtik, sono alcuni esempi di donne che hanno dedicato la propria vita per il miglioramento delle condizione della donna nei Paesi islamici.

Le Droit Humain, che lavora per la Libertà, l’Uguaglianza e la Fratellanza – e per farlo non si limita alla sola speculazione teorica – sa, allo stesso tempo, che non può sostituirsi a chi in prima persona subisce la privazione dei diritti. Farlo sarebbe ingiusto e irrispettoso. Sarebbe, per quanto nobile il fine, una forma di invasione delle coscienze, una sorta di colonialismo etico. Le coscienze devono invece potersi risvegliare in piena autonomia affinché il progresso sia reale e non una diversa forma di “occupazione”. Lavoriamo in un’ottica diversa dalla pur altissima e troppo spesso necessaria opera delle associazioni umanitarie. In quanto scuola filosofica e spirituale lavoriamo sperando nell’Umanità, cioè a dire tenendo fermo in noi il riconoscimento della sua capacità di emanciparsi, di costruire da sé il proprio destino – a patto che al suo interno strumenti e possibilità siano equamente distribuiti.

Che siano uomini e donne, individui, o intere popolazioni, che anche in funzione delle loro tradizioni complesse ci sforziamo di considerare adulte e capaci di trovare dentro sé stesse la saggezza necessaria per divenire libere – come fece Rabia, come hanno fatto le donne di cui abbiamo onorato la memoria e le opere, e come fanno ogni giorno tutte coloro di cui ancora non conosciamo il nome ma che una ad una vanno a costruire quella speciale Nazione che non ha territorio, se non il pianeta, e non ha tempo, se non quello della storia tutta intera.

 

 

Guarda i video tratti dalla videoconferenza “Massoneria, uno strumento di libertà per la donna”

organizzata dalla Federazione italiana del Droit Humain

oppure

l’intervista alla dott.ssa Emanuela Locci sulla Storia della Massoneria femminile

qui la prima parte, qui la seconda.