Il 4 aprile 1893 nasceva Le Droit Humain, il primo Ordine Massonico Misto, nonché il primo internazionale, sulla spinta della lotta per il riconoscimento dei diritti delle donne per iniziativa di Maria Deraismes e Georges Martin, pionieri della lotta per i diritti civili. In 130 anni di vita del nostro Ordine, 130 anni di impegno costante per il miglioramento della condizione della Donna e l’uguaglianza di genere è stata fatta molta strada, ma il cammino dei diritti non è ancora concluso.
Ancora 43 i Paesi in cui la violenza domestica non è reato
Leggendo l’ultimo rapporto ONU sullo stato della popolazione mondiale, stilato dal Fondo Onu per la popolazione (UNFPA), si afferma che le donne nel mondo godono del 75% dei diritti in meno rispetto agli uomini: matrimoni forzati, matrimoni riparatori, femminicidi, mutilazioni genitali, ingiustizie socio-economiche, traffico di esseri umani, negazione del diritto allo studio e mille altri modi in cui la condizione femminile è motivo di mortificazione e sopruso sull’essere umano.
È pur vero che nel mondo occidentale, cosiddetto civilizzato, tali forme di violenza appaiono decisamente in misura ridotta, ma non per questo si può affermare che nel tanto decantato occidente la donna abbia effettivamente raggiunto la piena parità dei diritti; ancora tanta strada è da fare.
La mentalità maschile, a cui dà conforto a volte una condiscendenza femminile, ancora oggi ha bisogno di un profondo, generalizzato e radicale mutamento di pensiero.
Lo si nota nelle scuole dove si manifestano forme di prevaricazione, sfocianti in vero e proprio bullismo, spesso sottovalutato da madri compiacenti che relegano a mera “ragazzata” forme di grave violenza psicologica, che hanno effetti devastanti su menti fragili di ragazze adolescenti.
Anche i tribunali a volte si macchiano di esempi negativi in quanto, ancora recentemente, si registrano sentenze assolutorie in casi di violenza di gruppo su donne con la “giustificazione” che un certo tipo di abbigliamento avrebbe in un qualche modo provocato la violenza; sentenze che ricordano altre di un passato creduto lontano, nelle quali si escludeva la violenza familiare in quanto: “vis grata puellae” (“la violenza è gradita alla fanciulla”, frase estrapolata da Ovidio).
Ricordiamo inoltre che 43 sono i Paesi che non hanno una legge per punire le violenze perpetrate dal partner e più di 30 sono quelli che limitano il diritto delle donne a muoversi fuori dalle proprie case.
A questi dati sconfortanti è però opportuno opporre la consapevolezza che molto è stato fatto nel corso dell’ultimo secolo e mezzo, da quando menti di donne illuminate e anticipatrici di eventi futuri hanno creduto e lottato per un mondo migliore per le donne.
Il ruolo di Maria Deraismes nel processo di emancipazione della donna e della società
Prima fra tutte Maria Deraismes (Parigi 17/8/1828 – Parigi 6/2/1894) scrittrice e giornalista francese, nonché grande sostenitrice della parità dei diritti civili delle donne fondatrice, insieme a Georges Martin famoso medico e Massone, dell’Ordine Massonico Misto Internazionale Le Droit Humain.
È fondamentale il ruolo di Maria Deraismes nel processo di emancipazione femminile, da sempre riconosciuto nella storiografia del femminismo francese ed europeo. Nel 1869 fondò l’Association pour les droit des femmes, divenuta poi la Lega per i diritti delle donne avente Victor Hugo quale Presidente onorario e attraverso la quale Marie Deraismes lottò senza sosta per i diritti civili e politici delle donne come l’accesso all’insegnamento universitario, migliori condizioni di lavoro nelle fabbriche, il diritto al voto e l’abolizione della prostituzione legalizzata.
Nel nostro panorama italiano merita di essere menzionata Lidia Poët (Perrero 26/8/1855 – Diano Marina 25/2/1949) prima donna avvocato nell’Italia di fine ottocento e prima donna ad essere ammessa ad un Ordine degli Avvocati (Torino), anche se tale evento suscitò accese polemiche tant’è che il Procuratore Generale del Regno mise in dubbio la legittimità dell’iscrizione ed impugnò la decisione avanti la Corte di Appello di Torino, la quale in data 11 novembre 1883 accoglieva il ricorso e annullava tale provvedimento.
A tale sentenza Lidia Poët presentò immediato ricorso in Corte di Cassazione, la quale però con sentenza del 18/4/1884 respingeva l’impugnativa e confermava la pronuncia della Corte di Appello con motivazioni che oggi lasciano a dir poco interdetti, ma che in realtà esprimevano considerazioni in allora diffuse nella società “benpensante”.
Si legge infatti nelle motivazioni:
nella razza umana esistono diversità e diseguaglianze naturali (…) e dunque non si può chiedere al legislatore di rimuovere anche le differenze naturali insite nel genere umano.” Nella sentenza si affermava anche che le donne non potessero esercitare la professione di avvocato in quanto avrebbero potuto discutere di argomenti imbarazzanti e non idonei a donne “per bene”, magari indossando anche abiti “strani e bizzarri” che avrebbero potuto sminuire il ruolo dell’avvocatura. Ma un peso determinante nella esclusione dell’ammissione all’Albo degli Avvocati, oltre a questioni procedurali, veniva dato all’asserita “deficienza nella donna di adeguate forze intellettuali e morali, quali la fermezza, la severità, la costanza che avrebbe impedito alle donne di occuparsi di affari pubblici.
Ebbene Maria Deraismes a Parigi il 14/1/1882 all’atto della sua iniziazione nella Risp.le Loggia “Les Libres Penseurs” nella città di Pecq, avvenuta grazie ai Fratelli della Gran Loggia Simbolica Scozzese ed in particolare all’aiuto del Fr:. Georges Martin, nel redigere il suo testamento filosofico esprimeva questi concetti:
La Massoneria che ha escluso le donne sino a questo momento, detiene forse il monopolio delle verità superiori accessibili solo alle intelligenze elitarie?
Tratta forse di questioni astratte, trascendenti che esigono propedeutici studi preparatori? Racchiude essa segreti, arcani, misteri che devono essere divulgati solo ad un ristretto gruppo di eletti?
Le risposte a questi quesiti sono tutte negative eppure il giogo della leggenda fa della donna, sin dall’inizio del mondo, un essere declassato.
In verità la religione l’ha dichiarata colpevole; una falsa scienza ha affermato che lei è un’incapace. Fra i due estremi si è stabilita una via di mezzo e si è detto: la donna è un essere di sentimento, l’uomo è un essere di ragione. Hanno pensato, credetemi, di fare una grande, geniale, scoperta.
A causa di questo giudizio, si è concluso che la donna, essere sensibile affettivo, impressionabile, è inadatta alla direzione degli affari, incapace di gestire anche se stessa. Compete quindi all’uomo fare la legge e alla donna sottomettersi ad essi.
Ma non tocca all’uomo assegnare i ruoli dal momento che non è stato lui a distribuire le facoltà.
La natura ha fatto le razze, le specie, i sessi e ha fissato i loro destini. E’ dunque la natura che occorre osservare, consultare e seguire; quando essa gratifica gli individui con delle attitudini, lo fa perché essi le sviluppino.
Alla capacità appartiene la funzione. La donna è dotata di cervello, questo deve essere coltivato; nessuno al mondo ha il diritto di limitare l’esercizio delle sue facoltà.
Vi sono donne che sono molto intelligenti e uomini che non lo sono affatto, e questo fatto non è raro.
Non è dato sapere se queste due donne si siano mai conosciute di persona, ma certamente le loro qualità e il grande coraggio dimostrato nella vita e nel non arrendersi mai, le hanno accumunate nella Storia.
Infatti Lidia Poët nel 1920 a 65 anni, dopo aver di fatto praticato l’attività forense nello studio del fratello Giovanni Enrico, grazie alla Legge n. 1179 del 17/7/1919 che aboliva l’autorizzazione maritale e autorizzava le donne a esercitare funzioni pubbliche, poté finalmente ottenere di essere nuovamente iscritta all’Albo degli Avvocati, dopo una vita intera spesa a sostenere i suoi diritti e quelli delle donne. Abolizione dell’autorizzazione maritale avvenuta per opera della Federazione italiana del Droit Humain.