«La patria è di chi l’ama», sosteneva Pasolini. E non c’è dubbio che sia così. Che tu sia di destra, di sinistra, non fa differenza se ti poni sotto l’arco costituzionale e repubblicano. Oggi esultiamo insieme.
la Festa della Repubblica dal punto di vista del Droit Humain, Massoneria Internazionale
Con la Repubblica, ai cittadini è dato lavorare, giocare, pensare, confrontarsi, esprimersi, amare per come sono. Ogni azione è lecita, purché legale e all’interno del perimetro democratico. Ma c’è una differenza fra la Repubblica e i cittadini, tutti responsabili della vita collettiva, dalla strada al Parlamento: non c’è ancora lavoro per tutti, non tutti giocano sempre rispettando le regole, non tutti sanno ragionare fuori dal pensiero unico, non tutti sono capaci di confrontarsi con onore e lealtà, non a tutti è dato esprimersi o amare secondo la propria sensibilità.
Eppure, finita la guerra, caduto il nazifascismo, nell’idea stessa di ricostruzione avevamo fatto un patto che si fondava sull’evidenza di ciò di cui avevamo bisogno. Sapevamo benissimo che dopo vent’anni di inumana dittatura avevamo la necessità di introdurre gentilezza nei rapporti, pace nelle intenzioni, unità nel lavoro, libertà nell’espressione, verità nell’Informazione, giustizia nella società, onestà nelle Istituzioni, inclusione nella scuola, dignità per l’essere umano comunque la pensasse, quale fosse la sua etnia, la sua religione, la sua provenienza, il suo sesso. Vi era, insomma, la volontà di educarci gli uni con gli altri, di attuare una pedagogia di gruppo su cui rifondare l’identità di un popolo lacerato e di guardare agli altri popoli come fratelli. Solo rivolgendoci alla popolazione nella sua interezza – nell’inclusione di tutti, nessuno escluso – sarebbe stato possibile trasmettere questi valori alle future generazioni.
Oggi, 2 giugno, esultiamo. Esultiamo perché la Repubblica, sebbene non sia ancora all’altezza del suo compito e dei sentimenti da cui è stata generata, simboleggia tuttavia, fermamente, la tomba del nazifascismo. Simboleggia, tuttavia, le aspirazioni dei Padri fondatori. Simboleggia, tuttavia, le virtù che volevamo si realizzassero scrivendo la nostra Costituzione. Simboleggia, tuttavia, una delle innumerevoli tappe dell’evoluzione dell’Essere umano: la nostra Repubblica non è ancora la realizzazione del sogno degli eroi Mazzini, Garibaldi, Cavour. L’insegna luminosa dell’universalismo che ispirava le loro azioni vedeva l’unità d’Italia come appena l’inizio di un’Unione ben più estesa del territorio italiano, bensì dell’Europa, dell’Eurasia, dell’intera famiglia umana su tutta la Terra.
Ecco, allora, qual è il significato della Festa della Repubblica dal punto di vista del Droit Humain, Massoneria internazionale. Amiamo la patria perché amiamo il frutto del duro lavoro di quei Fratelli eroici. L’amiamo perché amiamo l’inizio di ogni duro lavoro. Ma amiamo altresì completare l’opera. Amiamo tutte le patrie, perché gli appartenenti al Droit Humain non sono italiani, francesi, peruviani, giapponesi ma sono tutti questi e tanti altri. Amiamo tutte le repubbliche quando esprimono il superamento dell’ignoranza, della miseria, della prigionia, della deportazione, del potere di un uomo sopra un suo simile. La voce del Droit Humain quale Ordine Massonico Misto Internazionale è una sola, come uno è il coro che si compone di molte voci individuali, e ciò che afferma rischiara gli animi, accende le intelligenze, arde nei cuori dal 1893 e afferma con amore incondizionato per l’Essere umano che la nostra Patria è il mondo, il nostro popolo la Famiglia umana.